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AGAZZI Evandro, Scientific Objectivity and Its Contexts, Springer, London 2014, pp. xvii + 482.

fascicolo I, volume 25 (2016), pp. 169-171.
Schede bibliografiche

AGAZZI Evandro, Scientific Objectivity and Its Contexts, Springer, London 2014, pp. xvii + 482.

Questo denso e ampio volume, pubblicato in inglese ma di prossima traduzione in altre lingue, si può considerare senz'altro la summa del pensiero di Evandro Agazzi (Bergamo, 1934), filosofo della scienza, professore emerito all'Università di Genova. Il libro presenta la posizione filosofica dell'"oggettivismo scientifico" elaborata già nel suo nucleo centrale nel saggio Temi e problemi di filosofia della fisica, pubblicato nel 1969 - in pochi anni divenuto irreperibile sul mercato - e poi tradotto in spagnolo nel 1978. Nel corso di cinquant'anni d'intensa attività accademica in Europa e in America (per molti anni nelle Università di Genova e di Friburgo e attualmente all'Università Panamericana di Città del Messico, lavorando per alcuni periodi anche al Center for Philosophy of Science di Pittsburgh e a Oxford), l'Autore ha sviluppato e approfondito il suo pensiero, spaziando anche in altri campi come la bioetica o l'antropologia, pubblicando quasi cento volumi (come autore e curatore) e migliaia di articoli, scritti o tradotti nelle lingue moderne più diffuse. Pur tuttavia, la mancanza di una pubblicazione completa in lingua inglese ha fatto sì che il suo contributo non fosse ben conosciuto a livello internazionale. Il saggio era da lungo tempo in preparazione, sia per colmare questa lacuna sia per lasciare traccia nella storia del pensiero filosofico contemporaneo, sicché, come lo stesso Agazzi afferma nell'Introduzione, questo è a tutti gli effetti "il libro della vita".

Il saggio, costituito da dieci capitoli, denota una struttura chiara e solida, come da sempre è il pensiero e lo stile dell'autore, che guida fin da subito il lettore. Dopo un inquadramento storico e filosofico a partire dalla nascita della scienza moderna con Galileo fino alla riflessione kantiana (pp. 1-49), l’Autore spiega cosa s'intende per "oggettivismo" in filosofia della scienza (pp. 51-116) per poi soffermarsi sui "primi corollari della filosofia della scienza" (pp. 116-147) discutendo di nozioni quali la relativizzazione di concetti scientifici, il confronto tra teorie, la nozione di "universo di discorso", la distinzione tra teoretico e operazionale. La parte centrale del volume si compone del quarto capitolo, che spiega il fondamento ontologico della scienza (pp. 149-241), del quinto, che presenta in dettaglio la posizione del realismo scientifico e lo confronta con l'antirealismo (pp. 243-312) e del sesto, che definisce il contesto dell'oggettivismo in riferimento alla dimensione storica e all'analisi ermeneutica.

La seconda parte del saggio (articolata in tre capitoli) completa la proposta della visione epistemologica dell'autore, spiegando altri "corollari della filosofia della scienza" (teoria, esperimento, leggi) e offrendo un'ampia analisi su come debba essere intesa la verità scientifica nella forma rivista e corretta (scientific truth revisited) da Agazzi. Nel capitolo nono vengono trattati in modo specifico i contesti in cui la scienza è elaborata o nei quali è coinvolta da un punto di vista 'pratico', come quello sociale (con un richiamo alla sociologia della scienza) e le istanze di natura etica. Chiude il volume il decimo capitolo dedicato al discusso rapporto tra scienza e metafisica (pp. 437-455) e l'appendice sulla semantica delle teorie empiriche.

L'intento principale del libro, al di là dei singoli temi affrontati, è quello di proporre una visione realista della scienza (intesa come scienza empirica), ponendosi dunque in contrapposizione alle visioni che, nel corso del '900, hanno mirato a svalutare la validità e la verità della conoscenza scientifica, relativizzandola e legandola ai contesti storico-socio-culturali e linguistici, o sottolineando la sua fallibilità o convenzionalità, o, ancora, sminuendo la sua portata conoscitiva ritenendola una verità  soggettiva, temporanea o legata alla sua utilità e limitata alla verificabilità empirica immediata. Secondo il filosofo italiano, la scienza, nonostante le rivoluzioni che ha attraversato e che ancora attraverserà in futuro per via di nuove scoperte e nuove tecnologie, ha tuttora una portata conoscitiva perché la sua verità è frutto del suo legame ontologico con il reale ("the ontological commitment of science"), e in particolare con l'oggetto (detto altresì ente o cosa o riferimento – reference) specifico che si studia e di cui si predica l'essere vero (come corrispondenza alla realtà – "science's link to reality") e dunque l'"essere o il non essere in un modo o in un altro".

Pertanto la verità della scienza, che sottende dunque una "corrispondenza" – di matrice tomista – tra la cosa conosciuta e la 'rappresentazione' che se ne ha attraverso l'indagine scientifica, appartiene agli oggetti (cose – res) – e, proprio per tale motivo, è vera, perché è realista. Non è quindi una verità con valore puramente teorico/cognitivo né meramente formale/linguistico, neppure è la verità delle teorie o il risultato della tecnica e degli strumenti utilizzati, che sono sì dei mezzi necessari per indagare gli enti in alcune proprietà o qualità particolari (le "affezioni" galileiane – affections), ma senza la presunzione di conoscerli nella loro esaustività, nella loro "essenza" o "sostanza" metafisica, come per primo aveva affermato Galileo all'alba della scienza moderna, o di raggiungere una conoscenza totale e assoluta. La scienza conosce una verità che è parziale perché conosce la realtà negli oggetti che studia in quel determinato momento, secondo quel metodo e con gli strumenti che ha a disposizione o decide di utilizzare, secondo la loro disponibilità o secondo la scelta dello scienziato. Pur tuttavia la conoscenza scientifica non è accusabile di "relativismo" (storico, culturale, metodologico) perché nel suo lavorare ‘tocca’ realmente gli enti con cui si rapporta e sui quali ‘opera’ (dimensione operativa della scienza), non inventa né costruisce una verità arbitraria o fittizia, ma ne dà una 'visione' (un punto di vista che dipende dalla prospettiva che necessariamente si assume nel guardare a un determinato oggetto/fenomeno, come afferma la psicologia della Gestalt). È dunque proprio la dimensione realista (ossia agganciata direttamente alle res - cose e quindi ancorata al mondo esterno) che permette alla scienza di essere un sapere vero e oggettivo (objectivity in a strong sense): la realtà infatti ‘risponde’ e le teorie scientifiche sono vere se i loro referenti, ossia gli oggetti della scienza, lo confermano o meno attraverso esperimenti, prove e successivi confronti con altre teorie, potendo quindi garantire l'evidenza come criterio di verità.

Inoltre, la verità scientifica realista è anche oggettiva per un secondo motivo (objectivity in a weak sense): essa non è condizionata o dipendente dal soggetto che fa scienza, ma piuttosto è vincolata agli oggetti e al metodo d'indagine, assumendo pertanto una valenza "intersoggettiva" e sfuggendo al rischio del "dualismo epistemologico" (epistemological dualism). Solo recuperando l'approccio realistico, dopo la rivoluzione scientifica dell'inizio del XX secolo, l'uomo può fare scienza guardando al reale come intelligibile con la convinzione che il sapere ottenuto dal suo studio sulla natura è vero e affidabile, pur nella complessità e nella ricchezza proprie della natura, e può sfuggire alle critiche di relativismo o al rischio di cadere in una visione falsificazionista. La conoscenza scientifica riacquista così sia il suo valore cognitivo sia la sua valenza esplicativa, permettendo di progredire nella comprensione della natura e di ridare fiducia alle capacità cognitive dell'uomo.

Il volume va annoverato senz'altro tra le pubblicazioni imprescindibili per chi – studenti, docenti e ricercatori – vuole conoscere e comprendere la visione realista della filosofia della scienza nella seconda metà del '900, che vede in Evandro Agazzi uno dei rappresentanti più acuti e lucidi, il cui contributo ancora deve essere pienamente riconosciuto.

 

Valeria Ascheri