Risorse Bibliografiche
Aa. Vv., L’anima [Seconda Navigazione – Annuario di filosofia], Mondadori, Milano 2004, pp. 351.
Aa. Vv., L’anima [Seconda Navigazione – Annuario di filosofia], Mondadori, Milano 2004, pp. 351.
Vista la crescente attualità della “questione antropologica”, il volume che presento ha una particolare centralità nel dibattito filosofico, soprattutto perché affronta uno degli argomenti più cruciali di tale questione. Ciò viene ben indicato nella introduzione-editoriale del volume (che purtroppo non è firmata), dove si sottolinea che malgrado tutti i tentativi di sbarazzarsene, la nozione di anima torna sempre ad imporsi alla riflessione, benché si debba ammettere che oggi la “koiné naturalistica” ha sostituito quella ermeneutica (cfr. p. 14). L’argomento è esaminato in modo poliedrico, con molti stimoli per gli studiosi. Nella prima parte dedicata a “Mente-corpo”, S. Nannini si sofferma su Mente e corpo nel dibattito contemporaneo, con una chiara disamina delle posizioni in campo, lasciando intravedere una certa propensione per le ipotesi di tipo “naturalistico e materialistico”. Segue il saggio di G. Basti Dall’informazione allo spirito: abbozzo di una nuova antropologia, in cui viene prospettata in linee generali la soluzione offerta dalla cosiddetta “teoria duale”. S.L. Brock offre uno studio su Tommaso d’Aquino e lo statuto fisico dell’anima spirituale, nel quale con grande chiarezza precisa la nozione tommasiana di anima e il rapporto tra sensibilità e intelletto, dalla cui comprensione dipende anche l’adeguata soluzione al problema dell’immortalità. Seguono due interviste curate da E. Carli: una a E. Boncinelli (Mente e cervello, un’unità possibile) e l’altra a J.R. Searle (L’irriducibilità della coscienza). Nella prima Boncinelli tratteggia e motiva la sua teoria della coscienza, vicina ad un “naturalismo non riduzionista”; nella seconda, Searle prende efficacemente le distanze dal dualismo e dal materialismo, proponendo la sua posizione denominabile “naturalismo biologico”.La seconda parte, intitolata “Immortalità e risurrezione”, si apre con un’intervista di V. Possenti al Cardinale Camillo Ruini (Nuova salienza della domanda sull’uomo), dalla quale emerge la necessità di riflettere a fondo sulla persona umana e di non eludere gli interrogativi ultimi sulla sua esistenza. Segue l’egregio saggio di G. Ravasi, L’anima nella tradizione biblica, nel quale con la consueta competenza vengono ridimensionati i luoghi comuni sulla nozione di anima e di corpo nella Bibbia, che solo in parte dipende da quella ellenistica. Molto utile è anche lo studio di J. Seifert Anima, morte e immortalità, dove sono esaminate le prove sull’immortalità dell’anima con stile sistematico e didattico. Da esperto di filosofia antica, M. Migliori scrive sulla Domanda sull’immortalità e la risurrezione. Paradigma greco e paradigma biblico, ma mi pare che nel modo di presentare il paradigma biblico resti troppo legato all’interpretazione di O. Cullmann: proprio alla luce del saggio di Ravasi, si comprende che il rapporto tra i due “modelli” non si può ridurre al semplice schema della opposizione. S. Ubbiali riflette su Immortalità: il dialogo fra libertà umana e verità divina, mettendo a confronto le posizioni della teologia protestante e quella della teologia cattolica; purtroppo va notato con rammarico che lo stile è davvero impervio. La terza parte è dedicata alla “Scienza dell’anima”. Essa contiene il saggio di G. Mura Scienza dell’anima come scienza archetipica: il caso James Hillman, in cui tale “caso” viene compiutamente analizzato per metterne a fuoco l’interesse e tutti i limiti. Roberta De Monticelli scrive L’anima e il sentire, con un metodo squisitamente fenomenologico: ha il pregio della chiarezza con cui analizza gli “strati del sé” e chiama in causa questioni davvero importanti, ma forse scarta un po’ troppo affrettatamente tutto il contenuto filosofico della nozione classica di anima. Lo scritto conclusivo è di Gabriella Stanchina su Maschile e femminile nell’anima, in cui cerca di raccordare alcune tesi di M. Heidegger, J. Hillman e soprattutto L. Irigaray: il risultato mi è sembrato alquanto eterogeneo, anche perché si tratta di autori che già di per sé tendono ad una certa eccentricità.Si tratta, quindi, di un libro stimolante nella cui lettura gli studiosi sapranno valutare le varie tesi presentate, che non sempre convergono verso una comune prospettiva.
FRANCESCO RUSSO