Risorse Bibliografiche

Aa.Vv., La presenza dimenticata. Il femminile nell’Italia moderna fra storia, letteratura, filosofia, Franco Angeli, Milano 1996, pp. 188.

fascicolo II, volume 6 (1997), pp. 375-376.
Schede bibliografiche

Aa.Vv., La presenza dimenticata. Il femminile nell’Italia moderna fra storia, letteratura, filosofia, Franco Angeli, Milano 1996, pp. 188.

Sei saggi sulla presenza femminile, una presenza nascosta o troppo spesso ignorata, un itinerario che si snoda tra letteratura, religione e cultura del quotidiano e del domestico. Sei donne, tutte docenti a Roma, tracciano uno spaccato della cultura femminile da sei diverse angolazioni in varie epoche storiche: Simonetta Bernardi ripercorre, analizzando alcuni archivi marchigiani, il ruolo della donna nella gestione patrimoniale in età comunale; Marta Savini analizza le considerazioni del Tasso sulla virtù femminile e la virtù “donnesca”; M. Luisa Trebiliani, ritrova nel diario di un’aristocratica lucchese del XIX secolo i riflessi delle trasformazioni sociali dell’epoca; Graziella Pagliano, tra l’altro coordinatrice dell’opera, ricerca i tratti distintivi dell’immagine della scrittrice tra fine Ottocento e primo Novecento; Bianca Iaccarino presenta il rapporto uomo-donna negli studi sull’ipnosi di fine Ottocento.Particolarmente significativo, nell’ambito dell’attuale interesse per la mistica, anche in relazione alla filosofia, il saggio di Francesca Brezzi, docente di Filosofia della Religione alla III Università di Roma, dal titolo Dire l’indicibile, vedere la  verità (pp. 29-68). L’autrice, partendo da alcune considerazioni generali sul valore e sul significato della mistica, analizza poi, attraverso un approccio fenomenologico, un’esperienza mistica concreta, quella di M. Maddalena de’ Pazzi, sottolineandone la valenza e la peculiarità.In apertura si mette in evidenza come la mistica incarnata da alcune donne, lungi dall’essere un esempio di passionalità ed emotività femminili dai risvolti più o meno eccentrici, rappresenti invece l’attuazione di una dimensione metarazionale dell’esperienza spirituale, particolarmente importante lì dove un eccesso di intellettualismo potrebbe portare ad una separazione della dottrina dalla vita. L’essere donna, allora, viene potenziato e sublimato da questa ulteriore esperienza, effetto della grazia: in altri termini, la naturale disposizione a cogliere la realtà in modo immediato e intuitivo, viene trasportata sul piano soprannaturale dell’esperienza dell’ineffabile, come capacità di  cogliere l’assoluto per connaturalità e di mostrarlo attraverso immagini. La mistica, quindi, secondo l’autrice, trova posto accanto alla teologia, che è un “sapere” su Dio, come un “sentire” Dio e un “mostrarlo”, attraverso un linguaggio fortemente allusivo, quasi sempre poetico. La mistica femminile tra i secoli XIII e XV non rappresenta, dunque, un ripiego emotivo per delle donne escluse dalla teologia, di prevalente appannaggio maschile, bensì ne è il completamento, presentandosi come esperienza interiore senz’altro metaintellettuale,  che d’altronde utilizza e trasfigura le verità teologiche, non più solo conosciute attraverso il ragionamento, ma comunicate direttamente e quindi vissute.A queste considerazioni generali, l’autrice fa seguire un’attenta ermeneutica della biografia interiore di M. Maddalena de’ Pazzi, collocandola nell’ambito della peculiarità della mistica cinquecentesca italiana. Particolare attenzione è dedicata al linguaggio di questa mistica, che fa uso di immagini ricorrenti anche in altri testi dello stesso genere, sempre altamente poetiche, riferite all’unione trasformante, culmine dell’esperienza mistica.La conclusione riprende il filo delle considerazioni iniziali, ribadendo il valore che la mistica può avere anche per il filosofo: essa può rappresentare il superamento dell’afasia che tanti, come Wittgenstein, ritengono l’unica via possibile di fronte all’indicibile. Lì dove la ratio fa silenzio, si afferma una parola nuova che mostra senza spiegare, che va ascoltata come espressione di una tensione e di una presenza.

 

MARIA TERESA RUSSO