Risorse Bibliografiche
ALICI Luigi, Il terzo escluso, San Paolo, Cinisello Balsamo 2004, pp. 186.
ALICI Luigi, Il terzo escluso, San Paolo, Cinisello Balsamo 2004, pp. 186.
Penso che le pagine introduttive dello stesso autore non danno la giusta idea di questo libro, perché dispongono il lettore ad affrontare un saggio non classificabile e alquanto ostico. Invece, sin dal primo capitolo, si viene guidati con mano sicura alla scoperta del paesaggio filosofico della modernità, di cui sono indicati i prodromi e le varianti.
Luigi Alici comincia il suo percorso verso il cuore della relazionalità umana con un’analisi dei paradigmi che derivano dall’illuminismo e dal romanticismo, richiamandosi ai loro interpreti più acuti, tra i quali C. Taylor e J. Habermas. Tali paradigmi sono condensati nei due termini “rigore” e “passione”; il confronto tra questi due concetti conosce fasi alterne, fino all’odierno primato del momento estetico, alla rivalsa degli affetti e della banalizzazione del senso (cfr. p. 28). Ne derivano non solo lo svuotamento dell’idea di amore, ma anche una mutata configurazione del tempo e dello spazio: mentre le coordinate spazio-temporali sono strutturate secondo una cultura dei legami, che si rispecchia nelle civiltà, oggi la loro percezione ha il fiato corto: si parla di storie brevi e fugaci, in cui c’è posto solo per due, e predomina l’annullamento della distanza.
Il punto d’arrivo della disamina è costituito dalla constatazione delle attuali mutazioni dell’individualismo, che affonda le sue radici nel pensiero illuministico, come rilevato dai filosofi della Scuola di Francoforte. L’autore analizza la situazione in cui ci troviamo mettendone in luce gli aspetti negativi, ma senza demonizzare né cadere in sterili nostalgie. Con lucidità, però, indica gli esiti più pesanti per il tessuto sociale: tra l’altro, i diritti sono diventati pretese soggettive; il corpo viene asservito all’io e nel contempo esposto al pubblico sfruttamento; l’illusione della totale autonomia genera ansia e insicurezza.
Come rompere l’assedio dell’isolamento individualistico? La strada indicata è quella di riacquistare la consapevolezza del “terzo incluso”, utilizzando una terminologia ben presente nel dibattito etico, ad esempio in J. Freund e in N. Bobbio. Il “terzo” o l’altro irrompe nell’autoreferenzialità dell’io e scardina l’asimmetria dei rapporti io-tu. La comparsa o il riconoscimento dell’altro implica l’apertura alla possibilità, alla contingenza e spinge ad oltrepassare la necessità della realtà e ad accogliere la differenza. Riferimento della parte propositiva (nella quale, com’è ovvio, non si possono trarre tutte le conseguenze degli itinerari prospettati) è soprattutto Lévinas, che dimostra l’impossibilità di una filosofia del Neutro (cfr. p. 131), ma anche Agostino, che apre prospettive vertiginose con le sue riflessioni sulla Trinità e sull’amore.
Alici ribadisce che c’è un “terzo incluso” nelle profondità dell’io, nella sua stessa identità e ciò può essere riferito sia all’altro sia a Dio (cfr. pp. 140, 144). Il terzo è incluso nell’esistenza del singolo sin dall’inizio, benché lo si possa rifiutare. Ripensare il rapporto a tre, al di là dello schema io-tu o del semplice noi, invita ad uscire dalla logica dell’avere per ancorarsi a quella dell’essere, sulla scorta della lezione di Marcel: l’essere conduce non al dare-pretendere-ottenere, ma all’accogliere-ricevere-donare (cfr. p. 146), che apre verso un’ontologia dei legami e della partecipazione.
L’autore è giustamente consapevole che bisogna distinguere un ordine ontologico della reciprocità e un ordine morale del bene come compito: il problema del male e la libertà rendono temibile ogni velleità di perfettismo politico (cfr. p. 135). Occorre, inoltre, trovare una difficile giuntura tra amore e giustizia, che renda possibile un’autentica espansione della reciprocità (cfr. p. 150). L’amore deve insegnare ad entrare nell’ordine della giustizia, ma anche ad uscire dalle sue cadute legalistiche, senza però voler cercare soluzioni frettolose alla tensione nella società. Per raggiungere tale obiettivo serve il richiamo alla piena nozione di bene comune e all’odierna nozione di “società civile” propugnata da Donati (cfr. p. 163).
Ritengo che la lettura di questo volume arricchisce senz’altro, anche grazie all’originalità stilistica di far ricorso a brevi intervalli letterari e alla preziosa rete di rimandi ai saggi più significativi sui vari argomenti. Potrebbe apparire più complesso il capitolo quarto, che fa da cerniera tra la parte espositiva e quella propositiva usando varie analisi linguistiche, ma dall’insieme si ricavano molti stimoli per la riflessione e per lo studio.
Francesco Russo