Risorse Bibliografiche

Aa. Vv., Filosofia e democrazia in Augusto Del Noce, a cura di G. Ceci e L. Cedroni, Cinque Lune, Roma 1993, pp. 233.

fascicolo II, volume 3 (1994), pp. 361-362.
Recensioni

Aa. Vv., Filosofia e democrazia in Augusto Del Noce, a cura di G. Ceci e L. Cedroni, Cinque Lune, Roma 1993, pp. 233.

La filosofia delnociana, come ha segnalato Gaetano Vairo nella postfazione a Filosofia e Democrazia in Augusto del Noce, costituisce un'analisi prospettica che trova "una evidente attuazione" nella situazione politica italiana di oggi. Perciò possiamo anche affermare che l'opera che adesso commentiamo riveste un notevole interesse non solo per chi vuole approfondire la conoscenza del noto filosofo, ma per chi sia veramente interessato ad una riflessione sul collegamento tra la prassi socio-politica e le sue radici filosofiche. Infatti, la struttura dell'opera consente di seguire i passi principali dell'analisi di Del Noce sulla storia della filosofia moderna, facendo vedere nello stesso tempo che tale riflessione critica prende spunto sempre dal confronto con la cultura laica del suo tempo. Andrea Parisi apre la prima sezione del libro con il saggio La genesi della modernità e il problema del realismo nel pensiero di Augusto del Noce"(pp. 27-64), nel quale cerca di ricomporre a grandi linee il quadro della concezione che il filosofo propose come alternativa al razionalismo moderno. Partendo dallo studio del 600 francese, Del Noce intendeva arrivare ad una filosofia cristiana "per essenza". Riesce a concepire un realismo cristiano, incompatibile però con il cartesianesimo, caratterizzato dal separatismo, dall'antinaturalismo e dalla conseguente dualità tra vita spirituale e storia. Perciò il suo realismo è un tentativo di riproporre l'essere partendo dall'esistenza e dalla storia. Il secondo saggio, Del Noce critico del totalitarismo (pp. 65-94), è di Gianni Dessì. Si tratta della ricostruzione di come si è sviluppata la critica delnociana al totalitarismo dal 1936 al 1957, periodo in cui egli formula le tesi che verranno esposte in seguito nei suoi volumi più conosciuti, come Il problema dell'ateismo e Il suicidio della rivoluzione. Gianni Dessì difende la seguente interpretazione: Del Noce, quindi il suo pensiero, è contraddistinto dall'apertura, dall'accettazione della sfida della storia, che mette alla prova un presupposto da lui assunto, che è sostanzialmente il suo cattolicesimo e la posizione antropologica ad esso connessa. La strada che l'Autore propone per verificare tale ipotesi di lettura del pensiero delnociano passa attraverso l'analisi della formazione delle sue posizioni politiche, lo studio della sua nozione di totalitarismo e il nucleo di problemi alla quale essa rimanda, soprattutto l'antitesi forza-persuasione. Pasquale Serra si sofferma sulla Metafisica e democrazia in Augusto del Noce (pp. 95-108). In questo scritto, tendente —come tutti e cinque i saggi che compongono la prima parte del libro— a far comprendere il complesso itinerario speculativo delnociano, Serra sottolinea che è stato l'incontro con Marx a costringere Del Noce a ripensare il modo tradizionale di intendere i rapporti tra metafisica e storia, tra filosofia e politica. Questo dialogo critico col marxismo gli ha fatto capire il bisogno di una nuova posizione metafisica, capace di mostrare il fallimento della filosofia moderna attraverso l'uso del loro stesso metodo, quello dell'evidenza critica. Tale confronto col marxismo e col totalitarismo, insieme all'analisi critica del concetto di modernità, porta a una democrazia che è un punto di arrivo nella filosofia di Del Noce. Lorella Cedroni dà un orientamento per l'approfondimento di tale dimensione speculativa nelle pagine intitolate Democrazia e filosofia politica in Augusto Del Noce"(pp. 109-139). Il filosofo, sottolinea la Cedroni, cerca di superare lo stato di precarietà della democrazia, l'unico regime che "rischia continuamente la possibilità della propria autodistruzione". Ciò significherà per Del Noce raggiungere una giustificazione della democrazia come “valore in sé” e non più “democrazia procedurale” o accordo convenzionale sulle regole del gioco raggiunto dalla maggioranza. La condizione per tale superamento è recuperare la dimensione “trascendente” della democrazia, che il razionalismo cerca di ignorare. Del Noce affronta così il vero problema della filosofia: quello dell'interpretazione transpolitica della storia. E’ questa la chiave per capire anche il senso della critica delnociana alla democrazia pura: una democrazia fondata sulla forza rappresentata dalla quantità dei voti e retta dal principio della quantità, in pratica si traduce, secondo Del Noce, in democrazia manipolata. Nel quinto saggio, Il problema politico dei cattolici in Augusto del Noce"(pp. 141-169), Massimo Borghesi giustifica l'immagine che lo stesso filosofo accreditava di sé: quella di un “pensatore solitario”, almeno fino al suo incontro con “Comunione e liberazione”. La prospettiva di impegno politico di Del Noce non coincideva con la violenza antifascista, per cui verso il 1945 avvenne la sua rottura col cristianesimo di sinistra; ma nemmeno trovava nella proposta democristiana una prassi comune. A partire dalla spiegazione di queste difficoltà, Massimo Borghesi presenta un Del Noce che da una parte difende la laicità della politica, contro la prassi clericale di diversi settori democristiani, ma che d'altra parte sa rifiutare l'atteggiamento laicista di quei cristiani che adottano una separazione tra religione e vita pubblica, che cancellano più o meno coscientemente la rilevanza storica della fede. Il saggio del Borghesi trova continuità nei primi tre studi che compongono «Argomenti», la seconda sezione dell'opera. Infatti, Giuseppe Ceci (Augusto del Noce: l'uomo, il pensiero, pp. 173-181) descrive in poche pagine qual è stata la posizione delnociana sull'unità politica dei cattolici. Del Noce la concepiva sì come un bisogno di questo momento storico italiano, per salvare la democrazia, ma continuava a sostenere il carattere relativo di tale necessità, perché, secondo lui, partendo da una morale basilare comune anche ai non cattolici, saremmo arrivati ad un dibattito politico riguardante l'opportunità o meno di certe vie politiche. Ciò renderebbe superflua l'unità politica dei cattolici. Nello studio di Bruno Iorio (Del Noce e la crisi del moderno nella filosofia politica dell'Italia del novecento, pp. 183-194), troviamo descritto l’atteggiamento di Del Noce di fronte alla filosofia politica dell'Italia moderna e contemporanea. L'obiettivo è quello di addurre una serie di ipotesi di verifica della validità dell'interpretazione fatta dal filosofo. Attraverso quest’analisi, l'Autore mette in risalto la funzione delnociana di stimolo e di critica, indispensabile per la ricostruzione della storia del nostro tempo. L'ultimo lavoro della sezione è di Alfredo Omaggio (L'itinerario della storiografia speculativa di Augusto del Noce, pp. 195-214), che ci propone il "filosofo teoretico" o lo "storico della filosofia" in contrapposizione al filosofo della politica. Seguendo la traccia indicata da Vittorio Mathieu, Alfredo Omaggio presenta la storiografia delnociana come il mezzo che ha liberato la riflessione speculativa di Del Noce. L'opera si chiude con l'intervista di Massimo Borghesi e Lucio Brunelli a Augusto del Noce, risalente al 1984, e apparsa su «Trentagiorni», nell’aprile dello stesso anno. A conclusione delle analisi del pensiero di Del Noce, la rilettura di queste sue dichiarazioni rilasciate pochi anni prima della sua morte, è come mettere in rilievo ancora una volta che la sua chiarezza di idee è stata resa possibile da una grandezza intellettuale che il filosofo ha saputo vincolare a una volontà sempre aperta ad accogliere ogni conquista umana della verità e del bene. MARIA APARECIDA FERRARI