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ALICI Luca, Fidarsi. All’origine del legame sociale, Meudon, Portogruaro 2012, pp. 132.

fascicolo I, volume 24 (2015), pp. 215-216.
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ALICI Luca, Fidarsi. All’origine del legame sociale, Meudon, Portogruaro 2012, pp. 132.

 

Si parla tanto di crisi di fiducia che vale la pena cercare di capire meglio che cos’è la fiducia e il presente libro è un’ottima introduzione a quest’argomento, che attira giustamente l’interesse di molti. Luca Alici, ricercatore in Filosofia politica all’Università di Perugia, attinge efficacemente ai principali autori (filosofi e sociologi) che hanno riflettuto su quest’aspetto centrale della vita sociale e propone un breve itinerario che mette «a fuoco almeno tre caratteri decisivi del portato di senso che sembra sorreggere e alimentare la semantica della fiducia: la densità filosofica; la radice antropologica e la sua portata morale e politica; il confronto [...] con le grandi sfide della “differenza” e dell’“alterità”, del “limite” e della “verità”» (p. 9).

Dal tracciato di questo breve percorso si deduce che vi sono implicate questioni cruciali e intramontabili. Oltretutto, dinanzi all’odierno dilagare della violenza, pare crescere la sfiducia, perché sperimentiamo in modo nuovo la nostra fragilità e la nostra paura, che sono alimentate anche dalla complessità e dalla velocità della nostra epoca. Persino i progressi della medicina sembrano accrescere il timore e l’ansia, che deformano il nostro rapporto con il corpo (cfr. pp. 30-31).

Dal punto di vista antropologico, le coordinate entro cui si snoda l’analisi sono le nozioni di identità, di differenza e di relazione. Se M. Sennet parla dell’«angoscia tutta moderna per la differenza» (p. 36), verso ciò che sfugge al mio potere, si può dire che ossessione identitaria e ossessione della differenza sono direttamente proporzionali, così come la fiducia negli altri richiede la fiducia in sé o autostima. Fidarsi è già una prima forma di dono di sé, è un atto ragionevole ma non un semplice esercizio di razionalità (cfr. pp. 64-65), giacché l’ambito della fiducia oltrepassa il paradigma moderno della razionalità calcolante e strumentale.

Dal punto di vista sociologico, emerge che la fiducia è uno degli elementi del capitale sociale, inteso secondo le tesi di Pierpaolo Donati (cfr. p. 67). Essa, in effetti, accresce lo sviluppo e la coesione sociale, ed è il motore dell’economia e della politica. In tal senso, passando al versante politico al quale è dedicata l’ultima parte del libro, coloro che prendono le decisioni politiche dovrebbero assimilare la seguente frase di Norberto Bobbio: «per poter vivere e rafforzarsi una democrazia ha bisogno della massima estensione del rapporto di fiducia reciproca fra i cittadini» (p. 80). La strada per aumentare la sicurezza e far diminuire la violenza non è l’instaurazione di uno stato di polizia, che al contrario esaspera i conflitti.

Purtroppo, come osserva P. Rosanvallon, sembra che invece i politici mettano al primo posto l’ideologia della trasparenza, che si è sostituita all’esercizio della responsabilità (cfr. p. 105). Ma in fondo questa è una delle conseguenze dell’impoverimento dell’idea di libertà, che finisce per essere intesa, rileva MacIntyre, solo come mancanza di controllo, mancanza di regolamentazione: posso fare tutto ciò che non è vietato (cfr. p. 93).

Il percorso di Luca Alici si conclude mettendo in luce il legame tra fiducia e speranza, tra quest’ultima e la totalità della vita, oltre la morte. Perciò, mi sembra molto giusto che lui parli di una «fiducia come affermazione originaria» (p. 70), espressione che richiama l’analoga tesi di Josef Pieper sulla “sintonia con il mondo”. Però non la definirei come la «fiducia in una potenza della vita» (p. 72), ma piuttosto come fiducia nel senso ultimo della vita, perché una vita potente ma priva di senso può essere terribile.

Ritengo che l’autore abbia ben dimostrato la tesi enunciata all’inizio del suo lavoro: «Fidarsi è la tonalità etico-esistenziale di una dinamica antropologica che finisce per ribadire la non autosufficienza della persona umana, testimoniare il limite di ciò che è conoscibile e manipolabile e attestare sulla scena pubblica una costitutiva apertura relazionale» (p. 17).

 

Francesco Russo