Risorse Bibliografiche
ABBEY Ruth, Charles Taylor, Princeton University Press, Series «Philosophy Now», Princeton and Oxford 2000, pp. 256. LLAMAS Encarna, Charles Taylor. Una antropología de la identidad, Eunsa, Pamplona 2000, pp. 287.
fascicolo II, volume 12 (2003), pp. 349-353.
Recensioni
ABBEY Ruth, Charles Taylor, Princeton University Press, Series «Philosophy Now», Princeton and Oxford 2000, pp. 256. LLAMAS Encarna, Charles Taylor. Una antropología de la identidad, Eunsa, Pamplona 2000, pp. 287.
Malgrado la notorietà di Charles Taylor non è facile trovare delle opere in cui il suo profilo biografico e filosofico sia presentato in maniera complessiva. Perciò presento con soddisfazione i due seguenti libri, che, ognuno a modo suo, riempie questo vuoto in maniera soddisfacente: il primo è di Ruth Abbey, il secondo, di Encarna Llamas. Entrambi i libri sono scritti da ricercatrici che hanno avuto occasione di lavorare con Taylor – Abbey ha fatto il dottorato con lui – e di discutere parte delle loro conclusioni con il filosofo, offrendo così un materiale prezioso e autorevole a chi vuole conoscerne da vicino la filosofia.Il libro di Ruth Abbey fa parte di una collana di carattere sistematico in cui sono state pubblicate opere su John Searle e Thomas Kuhn; presenta in maniera chiara e ordinata le questioni fondamentali della filosofia di Taylor: come spiegare la morale (Explaining morality); l’autointerpretazione dell’io (Interpreting selfhood); come fare teoria politica (Theorizing politics); la critica della conoscenza (Understanding knowledge); cristianesimo e filosofia in un ambiente secolarizzato (Conclusion: sources of secularity). La struttura denota un accurato lavoro di scelta delle divisioni dello scritto, in modo da evitare le ripetizioni. Sono frequenti i rimandi fra le diverse parti del libro. È un peccato però che le suddivisioni dei capitoli non rientrino nel sommario dell’opera: infatti, oltre alle cinque divisioni summenzionate vi sono 44 utilissimi capoversi che sono molto eloquenti sui contenuti di ogni spartizione del lavoro, e che renderebbero più facile la consultazione dei singoli temi o gruppi di questioni.L’opera di Llamas è invece un tentativo di interpretazione della filosofia tayloreana in chiave antropologica. Per giustificare la sua proposta anche questa autrice passa in rassegna i temi fondamentali del pensiero di Taylor. Con una struttura abbastanza semplice, svolge un lavoro analogo a quello di Abbey, ma con uno sforzo ermeneutico maggiore.La breve introduzione del libro di Abbey (pp. 1-8) spiega la struttura del lavoro ed è una buona introduzione alle tematiche sviluppate da Taylor e alle sue preferenze filosofiche. Sin dalle prime pagine ci si trova davanti a una esposizione molto ben fondata sui testi del filosofo. I rimandi sono fatti in modo abbreviato e l’informazione completa si trova nella esauriente bibliografia (alle opere di Taylor sono dedicate 11 pagine).Nei primi due capitoli (Explaining morality e Interpreting selfhood) si presenta la prospettiva da cui parte l’indagine tayloreana dell’agire umano: il singolo (the self) deve decidere e forgiare sé stesso in una comunità e all’interno di un processo storico. Le questioni sul bene e sulla scelta morale devono inserirsi in un ambito dinamico e problematico per rispondere alla verità dei fatti. Questa prospettiva storica implica il riconoscimento del pluralismo; viviamo in una società che è relativistica in un doppio senso: con l’empirismo (soprattutto dopo Hobbes) ha avuto il sopravvento la considerazione della sensibilità, compresa la percezione del bene, come una questione meramente soggettiva. Poi il relativismo è diventato storico, e con Nietzsche la considerazione del bene è una questione di “interpretazione” di un mondo moralmente neutro.Davanti a queste inerzie storiche, Taylor propone un rinnovamento della phronesis aristotelica, nella consapevolezza che la pluralità di beni e di opinioni su di essi non sono indifferenti. Le potenzialità di una razionalità aperta come quella aristotelica, nella quale si fa un uso continuo della dialettica per cercare di distinguere fra beni inferiori e superiori, deve servire al singolo per costituire la sua identità. Così sorgono le nozioni di super-beni (hypergoods), o punti di riferimento stabili, e le valutazioni forti (strong evaluations), cioè i confronti seri per tirare fuori delle conclusioni operative riguardanti i beni e la propria vita. L’ambito sociale e storico è la cornice irrinunciabile (inescapable framework) all’interno della quale si è costretti a determinare il proprio agire: siamo sempre immersi in una rete di interlocutori (web of interlocutions). Nelle valutazioni è implicito il gioco della dialettica, il contrasto intelligente di opinioni, il che significa che ci si trova in mezzo a una comunità e che è un bene lo sviluppo della capacità di dialogo (contro l’atomizzazione della persona ribadita dalla modernità). In questo senso sono rivalutate le proposte agostiniana e rousseauiana sull’impegno personale nelle scelte morali, alla ricerca dell’autenticità, ovvero di un agire autonomo responsabile. Contrariamente però alla posizione di Rousseau, Taylor dà una importanza capitale all’articolazione nella scelta dei beni: la valutazione della scelta non è dovuta alla mera libertà con cui la si fa, ma alla funzione benefica o nociva sulla vita delle persone.Il capitolo 3 è dedicato alla politica. Taylor abbina nella sua proposta alcuni elementi derivati dalla sua posizione etica (carattere comunitario della persona e dell’agire, il valore della libertà…) con elementi di tipo storico – le virtù derivate da un sano repubblicanesimo e dal patriottismo, la promozione dei diritti dell’uomo – e desunti dalla sua esperienza di uomo politico, soprattutto per quanto riguarda il riconoscimento dei valori della diversità etnica e culturale e la presunta neutralità dello Stato.Nel capitolo 4 si presentano le idee fondamentali della gnoseologia tayloriana. La proposta del filosofo si basa più sulla valutazione dei risultati dell’agire razionale davanti ai limiti della modernità che sulla speculazione della natura delle facoltà conoscitive. In questo modo, la sua difesa della diversità della conoscenza dell’umano nei confronti della fisica è più una dimostrazione del suo buon senso che non di uno studio approfondito delle radici della conoscenza: ricordando Etica nicomachea 1.3, ribadisce che non si può esigere la stessa precisione in ogni area della conoscenza, e che nelle scienze umane non ci si può lasciar condizionare da parametri usati nella fisica classica, quali la predittibilità e la determinazione. Taylor sostiene in diversi scritti il valore della scoperta dell’espressivismo romantico come il primo tentativo serio di riavviare un discorso eluso ad opera della mentalità tardogalileiana. Abbey mette in evidenza il proficuo scambio di idee che Taylor ha sostenuto con Gadamer e Ricoeur, nella ricerca di quella razionalità aperta alle attese umane e all’indeterminazione dell’agire umano. Il linguaggio comune si presenta quindi come un luogo di superamento della gnoseologia moderna.Il quinto capitolo è quasi una provocazione per continuare un discorso che mancava nelle opere pubblicate da Taylor fino a pochi anni fa, soprattutto nel celebre Sources of the Self (1989): la considerazione del ruolo del cristianesimo nella costruzione e nel miglioramento della società contemporanea. Nelle Gifford Lectures che diedero origine a A Catholic Modernity, Taylor riprende alcuni aspetti delle aspre critiche che gli si rivolgono sistematicamente, per il fatto di riconoscere al cristianesimo, e più concretamente al cattolicesimo, un ruolo permanente nella creazione della cultura e nella promozione degli autentici valori umani. Abbey usa il testo allora non ancora pubblicato – è uscito nel 1999 presso la Oxford University Press – per sottolineare che per Taylor il messaggio del cristianesimo è inanzittutto morale e spirituale e non direttamente epistemologico.Taylor offre una presentazione delle cause per le quali la religione è stata messa da parte nelle discussioni filosofiche e scientifiche. La prima causa è la credenza assai diffusa nel mondo culturale sulla presunta incompatibilità fra la conoscenza scientifica (fisica, tecnologica…) e le credenze religiose. Alla stregua di Durkheim, Taylor aggiunge alcune considerazioni non presenti in Sources of the Self, nelle quali valuta alcune decisioni dei papi nel medioevo come determinanti nel processo di autoesclusione della Chiesa nei confronti dello sviluppo storico. Le realtà secolari sono intese come opposte a quelle eterne, e così i tentativi di rinnovamento del Cinquecento sono sfociati molte volte in correnti in cui gli elementi religiosi erano sempre meno significativi. D’altra parte, l’insegnamento della morale morale cristiana si è presentato siempre di più come un Neostoicismo, accentuando il valore delle regole e sminuendo il ruolo della saggezza personale.Per offrire una conclusione costruttiva di fronte al secolarismo, Taylor sostiene che bisogna distinguere gli elementi positivi da quelli negativi che vi si trovano. Non si può auspicare una nuova «epoca della fede», ma sì invece nuove strade nelle quali il singolo deve forgiarsi una personalità basata sull’autenticità. Le spinte che ogni anima sente per raggiungere qualcosa di più grande aldilà di se stessa – sperimentata nella percezione del sublime o della natura incolta, di moda rispettivamente nei secoli XIX e XX – possono aiutare a questo sviluppo personale, a patto che si rompa con l’antropocentrismo.Nell’opera di Llamas si fa riferimento a quasi tutti i temi presentati da Abbey, tranne quelli riportati in quest’ultimo capitolo. La semplicità del sommario presentato dall’autrice spagnola non deve far pensare a un’opera superficiale, come accennavo all’inizio.La prima parte del libro è una lunga introduzione che comincia con una presentazione dei tratti della discussione fra liberali e comunitaristi. Questa spiegazione serve a Llamas per presentare da una parte l’attualità del pensiero di Taylor, e dall’altra per accennare ad alcune particolarità del filosofo che lo contraddistinguono all’interno del «gruppo» dei comunitaristi. Il modo in cui Taylor capisce l’intreccio fra linguaggio, identità e comunità-cultura lo mette in rapporto con tutti i protagonisti della discussione, e nello stesso tempo fa vedere al lettore che la sua proposta non si esaurisce entro i limiti della poelmica. Llamas giustifica in tale cornice la struttura del suo libro (p. 19) e anticipa una delle sue conclusioni: il pensiero di Taylor, malgrado l’apparente frammentarietà dei suoi interessi, è una proposta unitaria. Così, le particolarità di Taylor nei confronti dei comunitaristi e dei liberali emergeranno a poco a poco, e senza lasciarsi condizionare dallo schema semplicistico della polemica. Nelle pagine successive si fa una presentazione biografica con tanti riferimenti importanti alla formazione ed evoluzione intellettuale di Taylor: McGill, Oxford, la filosofia di Hegel; i rapporti personali con Kenny, Berlin, Anscombe, le date delle opere più importanti, nonché una notizia sul suo impegno politico e la particolarità di essere un cattolico in dialogo con autori assai diversi.La seconda parte – Identidad y comunidad – è divisa in cinque capitoli, e la terza – Identidad y libertad – in quattro. Tutti i capitoli, che hanno una numerazione ininterrotta dall’uno al nove, sono suddivisi in due paragrafi.Llamas parte da una idea molto cara a Taylor e che caratterizza una parte importante della sua critica alla modernità: la disillusione (disenchantment) del mondo della mentalità liberale e la reazione del romanticismo davanti ad essa. Da lì passa a Il recupero del significato, con le nozioni di intenzionalità e i valori rilevati dall’ermeneutica, per far capire subito dopo che l’interpretazione è fondamentalmente l’autointerpretazione che deve operare il singolo. Il capitolo terzo è dedicato alla nozione di orizzonte di senso, cui segue, nel capitolo 4, una presentazione delle funzioni del linguaggio. Più avanti (capitolo 5) si spiega la funzione del linguaggio nella società e la necessità del riconoscimento delle particolarità dei popoli.I capitoli della seconda parte riprendono molti dei concetti ormai trattati per studiarli nelle loro conseguenze pratiche: azione ed espressione, l’efficacia e la tendenzialità. Si presenta la critica di Taylor al proceduralismo, nozione di origine meccanistica che riduce tutte le attività a processi senza finalità. Con questa piattaforma e la nozione di beni umani si mostra come l’attività umana sia formativa della personalità (cap. 8). Nell’ultimo capitolo si riprende la nozione di razionalità pratica di radice aristotelica come culmine del processo di automodellazione personale.La conclusione, intitolata Antropología de la libertad situada riflette il contenuto della proposta interpretativa di Llamas: l’opera di Taylor, pur mancando di sistematicità, presenta un carattere unitario se valutata dal punto di vista della persona, cioè antropologicamente. La base fondamentale di questa antropologia è una considerazione di una libertà appunto “situata” o “contestualizzata”, perché l’essere umano non può fare a meno dei fattori circostanti e dei beni che percepisce nell’inevitabile impegno della propria crescita.Sarebbe più semplice lo sfruttamento delle molteplici risorse contenute nel libro di Llamas se questo contenesse un indice analitico: la semplicità del sommario e una necessaria ripetizione di alcune nozioni rendono alquanto difficile il reperimento di questioni importanti, le discussioni con altri filosofi, ecc. Da questo punto di vista, invece, l’opera di Abbey offre un ottimo indice di persone e materie. Per quanto riguarda il sistema per la distribuzione dei riferimenti bibliografici, il lavoro di Abbey, pur avendo indicazioni molto interessanti, è reso meno accessibile per il fatto che esse si trovano riunite alla fine (pp. 213-228). La scelta metodologica di Llamas è molto riuscita per il fatto che le indicazioni sono di solito brevi e con un’informazione completa. Le abbreviazioni sono sempre intelligibili, il che rende più scorrevole la lettura e il confronto con i testi originali. Nella bibliografia, Llamas offre informazioni molto utili sulle traduzioni disponibili in lingua spagnola e sul modo in cui sono stata pubblicate le diverse opere di Taylor (se gli articoli sono apparsi dopo in qualche raccolta, se vi sono state edizioni della stessa opera con titoli diversi, ecc.)Entrambe le opere saranno utili sia ai lettori che non conoscono ancora il pensiero di Taylor sia agli studiosi della sua proposta filosofica. Per i primi possono servire come introduzione per la loro chiarezza e concretezza, mentre ai secondi possono servire sempre come punto di riferimento per ritrovare i testi, le questioni fondamentali e gli interlocutori del filosofo canadese.
JUAN ANDRÉS MERCADO